Editoriale delle 7.29
Si parla sempre di crisi e di mancanza di lavoro, forse sarebbe meglio ricercarne le cause senza dare sempre la comoda colpa ad un berlusconismo che, sebbene abbia fatto poco nulla (e nonostante la penuria di cambiamenti, comunque negativi), finisce per essere accusato di cose che non ha mai approvato. Certo, Berlusoni gran voltaggabbana faccia di merda.
Andiamo con ordine e vediamo di capire come ragionano gli italiani: perché se lassù c’è una personalità politica “di quel calibro” votata da 15 milioni di italiani malcontati, forse il problema vero non è Berlusconi in se per sé ma la disinformazione intrinseca della Tv e dei media italiani che giocoforza sono obbligati a sostenere quest’ultimo; non per una certa ignoranza ma perché l’80% dell’informazione italiana è detenuta da quest’ultimo (dati della magistratura dal processo “Mani Pulite”).
Occorre quindi distinguere, il Berlusconi politico e il Berlusconi imprenditore.
Il Berlusconi politico non l’ho mai capito, salvo qualche intervento nel ’94 non penso abbia mai avuto chiaro cosa sia una res publica, ma penso anche che avesse chiaro il fatto che le leggi se le sarebbe potute fare a puntino, leggi ad personam.
Il Berlusconi imprenditore è un’altra cosa. È uno che, si voglia o no, si è fatto. È, e deve essere, un modello per ogni giovane imprenditore perché ha tolto il monopolio delle reti televisive perbeniste allo stato (che le gestivano in questo ordine: rai1 Democristiani - rai2 socialisti - rai3 comunisti, se qualcuno pensa che stia dicendo cazzate, rimando alla “lottizzazione politica della rai” anche da wikipedia) con un modello innovativo e attraverso un escamotage degno del miglior imprenditore “da sogno” che vorrei raccontare ma mi diluirebbe troppo questo veloce scritto. Il modello innovativo era semplice: divertimento. L’operaio torna a casa da lavoro e non vuole vedere Letta da Fazio, Bersani da Vespa, Renzi dalla Bignardi, no, vuole vedere Colorado. Magari va bene, magari è brutto, magari è sbagliato, certamente è meno manipolatorio il naso di Ruffini che un convegno del PD (socialista) su rai2, una messa (democristiana) su rai1 o una Internazionale (comunista) su rai3. N.B. L’internazionale era la megariunione che i comunisti facevano per aggiornare il piano di conquista mondiale.
Berlusconi imprenditore, quindi TOP, che lo si voglia o no.
Più volte Berlusconi ha inoltre dichiarato di non aver mai licenziato nessuno. Come la inquadriamo questa uscita? Sinceramente non so se sia neanche vero, o se sia una uscita da campagna elettorale (“rimborseremo l’IMU!”, è la più grande trollface della storia). Da qui mi sorge una domanda: è giusto licenziare qualcuno?
In America non c’è un lavoro a tempo indeterminato, in pratica anche il più fedele degli operai altro non è che un libero imprenditore che vende il suo lavoro ad una azienda, questo corrisponde ad una facile assunzione ed ad un facile licenziamento, la paga è settimanale e, ovviamente, senza tasse pagate. Le tasse le paga il libero professionista (che in pratica è una azienda a sé) e il bello del “soooogno” americano è che nessuno ti obbliga a versare i contributi, pensate che se lo stesso fosse in Italia gli stipendi quasi raddoppierebbero ma, e qui c’è un maestoso e gigante ma, non meriti alcun servizio.
Se non hai mai pagato le tasse per le cure mediche (in USA non si pagano allo stato dato che non ha una struttura sanitaria, ma all’assicurazione) non ne avrai. Se non hai mai versato la pensione, non la avrai: insomma, se non hai mai dato un soldo non ne avrai. Giusto, equo, semplice, limpido.
In Italia c’è una forma di socialismo democratico assistenziario (e, of course, cristiano) che permette di avere tutti questi servizi gratuitamente.
Pensiamo ad una povera casalinga che vive in roulotte e non ha mai lavorato: sì, in pratica una zingara. È giusto che si venga riconosciuta una pensione, seppur minima, ma sempre una pensione, senza aver mai lavorato? È giusto che si venga riconosciuta delle prestazioni mediche che non ha mai pagato?
Per me no. E non stiamo parlando di comunismo, stiamo parlando di sanguisughe,
Vedete, le idee del comunismo in generale, non sono così male. Lo stesso profeta Marx diceva “Da ognuno secondo le proprie necessità, a ognuno secondo i propri bisogni”. È fantastico, tutto girerebbe. Vuoi fare l’operaio e ti piace? Fallo! Vuoi fare il cassiere e ti piace? Fallo! Vuoi fare l’ingegnere aerospaziale e mandarci su Marte? Cazzo che figo, Fallo! Vuoi salvare delle vite? Fallo!
E non ti pago! Perchè i soldi non servono! Se ognuno fa le cose per il gusto di farle non gli importano i soldi e allora regala la propria merce, e così gli altri.
Il contadino non vende le patate ma il meccanico non gli vende il trattore e il benzinaio non gli fa pagare la benzina! Se non doveste vivere in questa società che lavoro fareste?
Questo meccanismo è però inapplicabile in quanto non c’è una vera coscienza altruista, il mondo non è pronto e forse non lo sarà mai.
L’imprenditore vuole guadagnare e l’operaio talvolta come un parassita si attacca alla schiena e gli succhia i soldi.
Parliamo del caso Fiat, e del perché la produzione si sia spostata all’estero.
Appena iniziata la crisi la Fiat si è trovata giocoforza a effettuare dei tagli, come ogni altra azienda.
Nel 2010 ha tentato di licenziare tre operai (niente in confronto ai 6200 dipendenti in Italia) per queste ragioni. Se non volete leggere l’articolo, in pratica, era sempre in malattia e qualcuno aveva addirittura un secondo lavoro in cui però andava quando, alla Fiat, era “in malattia”: Il tipo di lavoratore che ogni azienda vorrebbe.
È giusto licenziare questi uomini? È giusto non dare la pensione e i servizi sanitari ad una zingara?
Parliamo del diritto di sciopero, sacrosanto per alcuni, completamente inutile per altri. Ammettiamo che sia giusto fare sciopero, in quali occasioni è giusto farlo?
- Quando si è nel massimo periodo di produzione.
- Quando si è vicini ad una consegna.
- Quando è venerdì.
- Quando è lunedì.
- Quando è estate e c’è il sole.
Secondo me in nessuna di queste.
Se vuoi fare sciopero contro lo stato, non è giusto far soffrire un imprenditore che, anche se ha dei soldi, li ha guadagnati lavorando onestamente proprio come un operaio. È bullismo. È farsi menare da Tyson e andare a fare lo sgambetto ad un bambino che non c’entra niente. È sbagliato e inoltre frustrante per l’imprenditore che è impotente.
Quale è la forma di sciopero per un imprenditore?
Nessuno se lo è mai chiesto. Pensiamo ai problemi di un’azienda in Italia: burocrazia, stato e operai scansafatiche. Come si può manifestare il proprio dissenso verso lo Stato? Andando in un altro Stato che mi dà più libertà! Via in Polonia!
Poi, gli operai torneranno senza lavoro, meglio così, non ci saranno manifestazioni contro i licenziamenti, non ci saranno macchinari distrutti dalla follia distruttrice dei dipendenti e l’imprenditore va in un’isola, perlomeno, più felice dell’Italia.
Gli operai se la caveranno, torneranno dalle Maldive con vacanze comprate a rate e la macchina da 30mila euro che non possono mantenersi, anch’essa a rate.
Non avranno più soldi per onorare i debiti (cioè le rate) e una banca fallirà, ma tanto è solo l’Italia, che gliene frega ad un povero operaio che vuole solo mangiare dell’Italia? Finché c’è da chiedere: sanità, scuola materna, asilo nido, scuola elementare, scuola media, scuola superiore, università per il figlio, comune, strade, lampioni, parchi, piazze, polizia, vigili del fuoco, carabinieri, guardia di finanza, guardia forestale, polizia municipale, pensioni di invalidità, pensioni di vecchiaia, pensioni di vedovanza, servizi sociali, aiuti sociali, case popolari e chi più ne ha più ne metta. Finché c’è da chiede, ci sarà sempre chi prende.
Quando invece c’è da pagare, tutti spariscono. Perchè metà del mio stipendio in tasse? Siamo fuori? Andiamo in Piazza!! Anzi, facciamo sciopero venerdì così vado al mare e mi abbronzo!
Sisi, Bello.
Riguardo la retribuzione del lavoro esistono sostanzialmente due scuole:
- Il lavoro deve essere retribuito in base alle ore di lavoro.
- Il lavoro deve essere retribuito in base a quanto si produce.
La prima opzione porta solitamente ad un calo della produttività specialmente in quei settori dove le novità e l’interesse degli impiegati verso il prodotto sviluppato è basso. Viceversa esistono progetti che non richiedono un tempo prestabilito, ma che, non per questo, sono più semplici.
La seconda opzione porta ad un innalzamento della produttività ma ad una minore tutela del lavoratore (che una società non ha convenienza a creare) ma che neanche un imprenditore ha intenzione di formare in quanto porta ad una barriera ed a una separazione netta tra i ruoli capo-operaio. Se la produzione a cottimo, ovvero a pezzi, fosse affidata ad una azienda esterna; come spesso succede, allora si avrebbe una certa garanzia sulla quantità di merce prodotta senza avere delle scissioni capo-operaio. La quantità dei dipendenti della azienda satellite, che immagino molto più grande e specializzata nel singolo settore rispetto alla prima, e magari con più aziende che richiedono prodotti simili, crea una maggiore assicurazione nel caso ci fossero malattie o defezioni (avendo una maggiore defezione).
Perché propongo questo sistema, peraltro già in uso? Perché c'è solo una cosa che l'imprenditore preferisce al guadagno immediato, il guadagno perpetuato nel tempo. Se in questo caso il proprietario si trova costretto a rinunciare ad una parte
del guadagno, dato che anche l'imprenditore satellite vuole mangiare, questo verrà ricompensato in due modi:
Il primo attraverso una fornitura perpetua altamente tecnologica.
Il secondo pagando una fornitura a cottimo senza bisogno di sfruttare gli operai, cosa che nuocerebbe all'immagine della sua azienda e ai suoi operai in genere che ha interesse a mantenere devoti e felici.






